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In Sardegna l’idea della dea madre, dispensatrice di vita,  viene messa in secondo piano quando, probabilmente sotto l’influsso di altre popolazioni, nasce il culto della virilità. L’erezione di monoliti, in un primo tempo semplici e poi tendenti all’antropomorfismo, pare essere una prova di questo cambiamento che porta al culto del “Sardus Pater“. E’ probabile che questa nuova concezione religiosa abbia subito un’impulso anche dalle prime lotte tra famiglie e classi sociali, per cui la forza e la virilità servivano a superare le difficoltà producendo, allo stesso tempo, una grande ammirazione per i capi guerrieri.

Il Sardus Pater era il dio dei sardi nuragici, venerato in un luogo sacro, lo stesso dove oggi sorge il Tempio di Antas, a Fluminimaggiore. La divinità nuragica, in realtà, era Sid Addir che sotto il dominio punico diventa Sid Addir Babbai, nome cambiato ancora dai romani in “Sardus Pater Babbai”. Sid è un dio benevolo, guerriero e cacciatore, protettore dei sardi e delle loro famiglie. Nel Tempio di Antas sono state ritrovate piccole lance e giavellotti, ma anche un delfino e una piccola ancora, quasi a indicare la natura marinara del dio, ma interessante è il ritrovamento di due piccole statue delle divinità guaritrici  Shadraphà ed Horon, a indicare la benevolenza del dio Sid verso il suo popolo. Altri studiosi sostengono che il Sardus Pater sia frutto di una leggenda che attribuisce al dio la fondazione del popolo sardo.

Già Tolomeo parla di un tempio dedicato a Sardus, indica anche il luogo, si trova nella Sardegna meridionale, indica perfino le coordinate geografiche. Gli studiosi sardi per decenni hanno cercato di localizzare il luogo esatto dove questo tempio doveva trovarsi, la scoperta viene attribuita al Generale Lamarmora che, nella prima metà dell’800, individua la cittadina di Metalla, dove Tolomeo indica l’ubicazione del tempio, nel territorio di Fluminimaggiore.

Per Attilio Mastino:

« Il Tempio dedicato al Sardus Pater ha rappresentato nell’antichità preistorica, poi in quella punica e soprattutto in età romana, il luogo alto dove era ricapitolata tutta la storia del popolo sardo, nelle sue chiusure e resistenze, ma anche nella sua capacità di adattarsi e di confrontarsi con le culture mediterranee. »