Il Popolo del Mare

Mostra: 36 - 40 of 56 RISULTATI
Storia

Nuraghe Arrubiu: una reggia nuragica.

Il “Nuraghe Arrubiu” si trova ad Orroli, Provincia di Cagliari, risale al 1.500 a. C. e dal IX sec fino al 100 a. C. è rimasto, non si sa per quale motivo, inutilizzato. È uno dei nuraghi più grandi della Sardegna, nella parte centrale è pentalobato, cioè costituito da cinque torri, quattro agli angoli e una centrale, ma in realtà se si contano le torri delle recinzioni dei cortili, si arriva fino a 21. Nella torre centrale, alta in origine circa 30m., è perfettamente conservata la copertura a tholos, anche se originariamente la torre stessa era costituita da almeno tre piani. Appartiene alle cosiddette costruzioni megalitiche e occupa un’area di 5.000 mq.

Durante gli scavi sono stati recuperati circa 50.000 reperti, alcuni di questi risalanti alla dominazione romana, i romani infatti, a partire dall’anno 100, avevano creato nel nuraghe un centro di produzione del vino. Gli scavi sono cominciati negli anni ’70 del novecento e sono continuati sistematicamente nel corso del tempo.  Un importante ritrovamento è avvenuto alla fine del 2014, nella torre C è stato scoperto un laboratorio per la panificazione,risalente al XIII sec. a.C. Tra le altre cose sono state rinvenute piastre di cottura, macine e utensili vari per preparare il pane. Il reperto più interessante è un “pezzo di pane” carbonizzato che, attraverso le analisi effettuate, è stato considerato il pane più antico della Sardegna.

Storia

Pozzo Sacro di Garlo, un Pozzo Sacro Nuragico in Bulgaria

La Sardegna conta circa 40 pozzi sacri sparsi in tutto il suo territorio. La loro funzione è legata al culto delle acque e la loro struttura si ripete in ciascun sito. Se si osserva dall’alto, l’imboccatura dei pozzi è generalmente a forma di buco della serratura, la loro struttura ricorda quella di nuraghi capovolti, erano circondati da un recinto sacro dove delle panche di pietra permettevano ai pellegrini di assistere alle funzioni religiose, attraverso una scala monumentale si poteva raggiungere la fonte.

 

I pozzi sacri sono caratteristici della nostra isola e dell’età nuragica, ma nel 1981 l’archeologa Dimitrina Mitova-Dzonova ha scoperto un pozzo sacro a Gârlo, in Bulgaria a pochi chilometri dalla capitale Sofia. Questo pozzo è del tutto simile a quello di Funtana Coberta di Ballao sia per le caratteristiche che per le tecniche di costruzione. I pozzi sono pressoché gemelli: il pozzo di Ballao ha una lunghezza di circa 10 m., per raggiungere la fonte sono stati creati dodici gradini che scendono nel sottosuolo per circa 5 m., il pozzo di Gârlo ha una scalinata di tredici gradini e penetra anch’esso nel sottosuolo per circa 5 m.. vista dall’alto la struttura di entrambi i pozzi presenta la forma a buco della serratura. Entrambi erano templi per il culto delle acque, il pozzo sacro di Gârlo, secondo l’archeologa bulgara, era dedicato alla divinità sumerica Enki, mentre i pozzi sacri della Sardegna erano dedicati al culto della Dea Madre. Dimitrina Mitova-Dzonova però sostiene che il pozzo di Gârlo è più antico di quelli sardi, la prima obiezione che viene in mente, da profani, è che in Sardegna i pozzi sacri sono sparsi in tutto il territorio, mentre in Bulgaria ce n’è uno solo. Comunque sia, il prof. Giovanni Ugas ha risposto in questo modo alle obiezioni dell’archeologa:

La Mitova Zorova che ha studiato il pozzo di Garlo si inserisce nella tradizione orientalista: secondo lei gli Shardana sarebbero arrivati in Sardegna dai Balcani, portando nell’isola i templi a pozzo. In realtà si dovrebbe fare il discorso inverso perché in Bulgaria quello di Giarlo è l’unico tempio a pozzo trovato, mentre in Sardegna i templi a pozzo non sono un’eccezione ma un sistema e sono pienamente inseriti nel quadro della civiltà megalitica nuragica. C’è da dire che loro datano il tempio al XIV sec. ma io non sono assolutamente d’accordo con questa cronologia, non abbiamo materiale che ci conforti su questa cronologia alta. Non abbiamo assolutamente elementi » (Giovanni Ugas)

Perché il popolo nuragico sia arrivato n Bulgaria non è dato sapere, il motivo fa parte di quei misteri che ancora circondano le vicende dell’antico popolo sardo.

Storia

Navicelle nuragiche: lampade votive o rappresentazioni di navi?

Gli antichi sardi, il popolo dei nuraghi soprattutto, non sono mai stati visti dagli studiosi come un popolo di navigatori. I motivi sono molteplici, in primo luogo la pesca non ha una grande tradizione presso le popolazioni costiere, mentre la Sardegna presenta una veste più agro-pastorale,  non sono rimaste tracce archeologiche di porti che potessero servire da approdo per le navi e nemmeno relitti che potessero far passare a una “flotta” nuragica. Obiezioni alle quali è facile rispondere: le varie invasioni di popoli venuti dal mare, fenici e romani in primo luogo, hanno spinto le popolazioni costiere verso l’interno per non essere sopraffatte dagli invasori e le eventuali pietre utilizzate per la costruzione di porti possono essere state utilizzate dai popoli che hanno invaso la Sardegna in epoche successive. In realtà qualche traccia i nuragici navigatori l’hanno lasciata: a Capo Figari, vicino a Golfo Aranci, Capo Comino,  nei pressi di Siniscola, e anche davanti alle coste di Nora sono state ritrovate delle ancore di pietra del peso di più di 100 Kg. che dovevano essere equipaggiate in navi di 15 m. circa. Nei pressi di Alghero, a Cala del Vino è stato identificato un porto”naturale” del quale potevano servirsi i nuragici, in questo sito sono stati individuati dei massi forati e delle rocce a forma di bitta.

Le navicelle nuragiche fanno parte di quella serie di manufatti in bronzo che prendono il nome appunto di “bronzetti nuragici”, databili tra il IX e il VI se. a. C. Sono delle sculture che rappresentano in maniera mirabile piccole imbarcazioni, provviste quasi sempre di un albero centrale e di protomi taurine sulla prua, finemente lavorate presentano dei motivi che sono quasi un ricamo e hanno le proporzioni di una vera e propria imbarcazione. Sono stati ritrovati circa 250 esemplari di navicelle nuragiche nei nuraghi sparsi in tutta l’isola, una piccola percentuale di queste è stata ritrovata in siti funerari. Alcuni studiosi ritengono  questi oggetti delle lampade votive o ex-voto, offerti alla divinità per grazia ricevuta, altri pensano che potessero essere dei contenitori di oli rituali o profumati. L’unica cosa certa è che questi oggetti avevano un grande valore simbolico per il popolo dei nuraghi. Sicuramente chi realizzava queste splendide sculture conosceva bene l’arte della costruzione delle imbarcazioni e della navigazione, questo perché le navicelle, come detto, mantengono le proporzioni  e hanno tutti quegli elementi propri delle navi in grandezza naturale.  Le navicelle, anche nelle foto, fanno pensare immediatamente a delle navi in miniatura per questo e per le testimonianze trovate in alcuni manoscritti egizi, altri studiosi pensano che in realtà siano  state realizzate da un popolo di navigatori, anche perché non avrebbe avuto  senso usare questi oggetti a scopo religioso e rituale se non avessero fatto realmente parte della vita sociale ed economica del popolo delle torri.