Il Popolo del Mare

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Complesso Nuragico di Palmavera – Alghero | Fotogallery


Il sito archeologico di Palmavera si trova nel comune di Alghero. Arrivarci è semplice, da Alghero si prende la s.s.127 bis per Porto Conte, e si procede per circa 12km., il sito è visibile dalla strada.

 

Il complesso nuragico si compone di due torri in arenaria, la torre principale risale al XV secolo a. C.  la camera centrale è coperta a tholos e ben conservata. La seconda torre, probabilmente, è stata aggiunta nel IX secolo, le due torri sono unite fra loro da un cortile interno  e da una serie di cunicoli. Molto interessante è la cosiddetta capanna delle riunioni nella quale sono stati rinvenuti molti reperti e che fa bella mostra di un modellino di nuraghe situato  al centro della capanna , su una sorta di altare di pietra.. In realtà si tratta di una copia, l’originale è conservato nel Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico G.Sanna di Sassari. Intorno alla capanna corre un sedile di pietra che si interrompe, da un lato, su una sorta di vasca di pietra della quale non si conosce la funzione. Si pensa che il sito sia stato distrutto da un incendio nell’ VIII secolo e abbandonato.

 

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Ötzi, l’uomo del Similaun, parente dei sardi?

Ötzi è un uomo vissuto in un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. la cui mummia è stata ritrovata nel confine austro –  italiano nel 1991.

Chiamato anche Mummia del Similaun , dal nome della regione alpina nella quale è stato trovato da una copia di turisti austriaci, si è conservato  grazie alle particolari condizioni climatiche all’interno del ghiacciaio. E’ conservato nel Museo Archeologico dell’Alto Adige. Viene tenuto in una sorta di cella frigo che mantiene,  meno 6°C di temperatura e 98% di umidità relativa, le condizioni di conservazione del ghiaccio nel quale è stato rinvenuto.

I numerosi  studi sul corpo di  Ötzi, hanno permesso di giungere alla conclusione  che sia morto in maniera violenta, in seguito a un’aggressione.  Colpito da una lancia e da un colpo in testa.

E’ una mummia cosiddetta umida e i tessuti  elastici hanno permesso  analisi scientifiche molto sofisticate, in maniera particolare sul DNA. Questi studi, cominciati praticamente subito dopo il ritrovamento, si sono protratti negli anni fino al 2013, quando gli studi sul DNA hanno permesso di identificare l’ alpogruppo di appartenenza di Ötzi:  G2a4 del cromosoma Y.

Ai profani questi numeri e sigle non dicono nulla, ma gli scienziati hanno potuto determinare che:

  • Ötzi è geneticamente distante dalle popolazione dell’Europa continentale;
  • l’ alpogruppo al quale appartiene è molto raro in Europa ed è conservato solo in regioni come la Sardegna e la Corsica;
  • gli antenati di Ötzi sono emigrati dal vicino Oriente, probabilmente nel neolitico;
  • la mappa genetica ottenuta ha dimostrato che, nel DNA di Ötzi, sono presenti caratterisitiche  genetice riscontrabili  nei  sardi e nei corsi.

 “E stato dimostrato – spiega Zink uno dei ricercatori – che con l’attuale popolazione della Sardegna e Corsica vi sono numerose sovrapposizioni. Ciò significa che gli abitanti di queste isole e l’uomo del Similaun hanno avuto antenati comuni”. 

Ne consegue che Ötzi è imparentato con i sardi, questa tesi rafforza ancora di più l’idea che la Sardegna ha davvero una storia millenaria tutta da  scoprire e conoscere.

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Un tempo che, in Sardegna, non sembrava esistere: il Paleolitico.

 

Il Paleolitico, età della pietra antica, è il periodo della più antica industria umana, della comparsa dei primi ominidi e del nascere di una prima forma di cultura. Comprende un arco di tempo che va da 2,5 milioni a 10.000 anni fa, alla fine dell’ultima grande glaciazione. E’ un’età caratterizzata dalla costruzione di oggetti n pietra scheggiata, soprattutto lance e “armi” per la caccia, ma anche utensili in osso  per la vita quotidiana, aghi rudimentali per esempio. I gruppi sociali del Paleolitico, conducevano una vita da nomadi e integravano la loro dieta con la raccolta di frutti e bacche. In Sardegna il Paleolitico è poco studiato, fino a poco tempo fa si pensava che l’isola non fosse abitata e fosse caratterizzata da una ricca flora e da una scarsa fauna.

 

In tempi recenti, però, nella zona di Perfugas, esattamente nelle sponde del Rio Altana, sono stati trovati dei manufatti di pietra scheggiata, lavorati con il sistema chiamato “clactoniano”. Perciò l’uomo arriva in Sardegna in epoca lontanissima, probabilmente il risultato della migrazione di gruppi umani verso zone più vivibili in seguito alle varie fasi della grande glaciazione che fece abbassare il livello del mare di più di 100 m. La scoperta più importante, che colloca l’uomo del paleolitico in Sardegna, è stata fatta nella grotta Corbeddu di Oliena nella quale, oltre a resti di focolari e cumuli di ossa di piccoli animali, è stata rinvenuta una mascella, con denti tozzi e larghi, attribuita a un uomo di 12.000 anni fa. La grotta di Oliena è stata, probabilmente, abitata dall’ uomo di Neanderthal che ha trovato un habitat favorevole perché la Sardegna, ricca di flora e fauna, non ospitava animali potenzialmente pericolosi per l’uomo stesso.

Attraverso gli studi effettuati si è potuto capire che la popolazione del Paleolitico era consistente e consolidata nel tempo, tale da formare un gruppo umano numeroso e permettere l’evoluzione dall’uomo di Neanderthal fino all’homo Sapiens Sapiens. La vita dell’uomo di questo periodo era molto breve, vestiva di pelli e aveva degli utensili di osso o pietra scheggiata, è molto probabile che, già in epoca così lontana, praticasse l’inumazione dei defunti.  I ricercatori pensano che i primi abitanti della Sardegna provengano dalle coste della Toscana o dal Midì francese, giunti in Sardegna per puro caso o per necessità. Certo gli studi su questa età sono ancora all’inizio e molto c’è ancora da analizzare e da capire sull’uomo del Paleolitico in Sardegna.

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Chi erano i Popoli del Mare?

 

I popoli del mare: padroni del Mediterraneo

Leonardo Melis,nel suo libro “I popoli del Mare”,ci regala un elenco preciso e ricco di riferimenti sull’origine dei Shardana e degli altri popoli del mare. Sotto questa denominazione troviamo:

 

  • SHARDANA: abitavano la Sardegna;
  • ARWASHA: probabilmente il popolo Acheo;
  • LIKKU: erano dei marinai, forse liguri;
  • LIBI: provenienti dalla Libia;
  • TERESH: stretti alleati dei Shardana, erano probabilmente gli etruschi;
  • SHARALASA: abitavano la Sicilia;
  • PHELESET: provenienti dall’isola di Creta;
  • DENEN: abitavano le isole del settentrione ( Irlanda?);
  • WESHESH: probabilmente corsi, chiamati anche “Whasheshdel mare”, forse risiedevano in varie località;
  • MESHEWESH:mercenari, probabili predoni del deserto libico;
  • SAKSAR: Sassoni;
  • DORI: provenienti dalla Palestina.
  • Ciò che conosciamo meglio dei “Popoli del mare” è il loro aspetto, molti reperti giunti fino a noi rappresentano questi guerrieri: bronzetti, documenti egiziani… Tutti questi popoli stringevano coalizioni fra loro ed erano temibilissimi quando agivano. Naturalmente Leonardo Melis racconta in maniera egregia le vicende di questi popoli e approfondisce le relazioni e gli scontri con gli altri popoli del Mediterraneo.